Tamangur

von

Il nonno è morto da poco in un incidente di caccia, e alla nonna manca terribilmente. Con la nonna ora vive la nipote, anche lei tormentata da un’assenza, quella del fratellino portato via dalla corrente del fiume. Nonna e bambina cucinano, fanno il bucato, qualche volta ricevono ospiti. Non si separano mai.
Il paese è stretto, incavato nella montagna, popolato da capre altezzose, spazzacamini sinistri e personaggi strambi, come Elsa, che indossa spavalda corna di cervo. Lassù, a due passi dal cielo, c’è Tamangur, la foresta di pini cembri più alta d’Europa, per la gente del luogo il regno dei morti. È lì che è sepolto il nonno.
Strutturato in brevissimi capitoli, quasi istantanee della vita quotidiana, Tamangur racconta attraverso gli occhi della bambina questo mondo in miniatura, e le parole sono quelle dell’infanzia, fantastiche e disarmanti, definitive. La bambina osserva, riflette e chiede, e la nonna risponde con lucidissime repliche, capaci di irriverenza e poesia.
«Perché la vicina ha una gobba? chiede la bambina.
Perché il cuore le è balzato nella schiena, dice la nonna, e ora non è più nel posto giusto».
Con una lingua asciutta, ruvida e immaginifica, Leta Semadeni ci restituisce un’indimenticabile relazione umana.